Pensioni

Opzione donna: formula di accesso alla pensione per le lavoratrici

L’accesso alla pensione anticipata tramite opzione donna è stata pensata per le pensionande dell’ultimo trimestre 57 e 58. Questo a seconda che siano dipendenti o autonome. L’importante è che abbiano almeno 35 anni di versamenti maturati Potranno accedere alla misura Opzione Donna ma sarà necessario anche aver acquisito il requisito anagrafico. Requisito che è stato fissato rispettivamente a 57 anni e 7 mesi.

Legge di Bilancio

Opzione Donna vale per le lavoratrici che appartengono all’ultimo trimestre del 1957/58. I criteri della nuova apertura all’Inps tramite l’emendamento in arrivo dalla Camera prevedono l’accesso anche per coloro che hanno maturato il diritto alla quiescenza (35 anni di contribuzione e 57 anni di età per le lavoratrici dipendenti, 58 se autonome) al 31/12 del 2015.

Pensione lavoratrici

Si tratta di una modifica pensata per correggere gli effetti degli adeguamenti all’aspettativa di vita sulle donne che sono state tagliate fuori ingiustamente dalla misura. Ciò vuol dire che le nate del 1957 (lavoratrici autonome) e del 1958 (dipendenti) potranno maturare il diritto al pensionamento al 31/7 del 2016. Ciò dipende dal blocco degli incrementi alla speranza di vita che influiscono sulla data di accesso al trattamento pensionistico. Quindi ci saranno da contare 3 mensilità per l’anno 2013 e ulteriori 4 mensilità per l’anno in corso.

C’è un nuovo istituto che permette a chi ha avuto carriere discontinue segnate da molti cambi di lavoro di poter utilizzare tutti i versamenti effettuati per ottenere il diritto ad andare in pensione: leggi il nostro articolo per scoprire se puoi usufruire del Cumulo Gratuito.

C’è un nuovo punto di riferimento per il Comitato Opzione Donna Social, fondato da Orietta Armiliato e Anna Rampello. L’atto costitutivo, negli scopi, indica che le rappresentanti delle lavoratrici dichiarano che “il Comitato Opzione Donna Social si è costituito ai sensi dell’art. 39 del codice civile ed ha lo scopo di promuovere ogni iniziativa volta a migliorare e/o risolvere le problematiche correlate alla attuale e/o futura previdenza delle donne”.

Un anno in più per le lavoratrici autonome

Serve un anno in più per le lavoratrici autonome. L’emendamento specifica anche che la decorrenza alla quiescenza potrà iniziare in qualunque momento dopo la prima maturazione del diritto. Ciò vuol dire che dovrà trascorrere un anno dall’ottenimento del requisito. “Oggi, dopo un’agonia durata più di quattro anni, dal marzo del 2012 quando INPS scrisse ed applicò le famigerate circolari che tutte ricordiamo… oggi la legge si è compiuta e lasciando ancora socchiusa la sua porta” ha affermato la co-fondatrice Orietta Armiliato.

Dunque Opzione donna estesa, per le autonome assegno di 775 euro. Per le le dipendenti 1.140. L’opzione donna, che dà la possibilità di accedere alla liquidazione della pensione calcolata interamente con il sistema contributivo (quindi con una penalizzazione), è estesa a chi ha compiuto 57 anni se dipendenti – o 58 se autonome – nel quarto trimestre 2015.

In virtù della legge Maroni del 2004 le donne che abbiano 35 anni di contributi possono andare in pensione a 57 anni di età se dipendenti e a 58 se autonomi. Adesso c’è la possibilità di andare in pensione con questa formula, con un taglio dell’assegno, anche per le donne che compiono 57 e 58 anni, nel quarto trimestre del 2015. La riduzione degli importi medi di pensione, secondo la relazione tecnica allegata all’emendamento del relatore Mauro Guerra(Pd), si attesterà al 18% per le lavoratrici dipendenti e del 27% per le autonome per effetto del calcolo contributivo. 

Pensionamento anticipata opzione

Secondo le stime, l’estensione potrebbe riguardare 2.600 lavoratrici dipendenti, 670 lavoratrici autonome e 860 lavoratrici del pubblico impiego. In totale le donne lavoratrici che potrebbero usufruire della salvaguardia potrebbero essere 4.130. Le autonome riceveranno un assegno pensionistico di circa 775 euro al mese. Per le dipendenti ci sarà invece un assegno di circa 1.140 euro. Per l’operazione sono previste coperture per 18,3 milioni di euro nel 2017, 47,2 milioni nel 2018 87,5 milioni nel 2019, 68,6 nel 2020, 34,1 nel 2021 e 1,7 nell’anno 2022.

Cosa prevede Opzione Donna

Le donne lavoratrici del settore pubblico e privato possono andare in pensione a 57 anni e 3 mesi (58 e 3 mesi se autonome) con 35 anni di contributi purchè decidano di accettare una pensione calcolata con il metodo contributivo. Si chiama opzione donna o opzione donne. Lo prevede la riforma Fornero. E’ un possibilità che consente alle lavoratrici di uscire dal mondo del lavoro con un anticipo di diversi anni rispetto ai requisiti classici accettando però una diminuzione sull’assegno mensile.

Il Comitato al lavoro

Le lavoratrici attendono risposte sulla possibilità di accedere all’Inps tramite l’istituto dell’opzione donna. Continua il lavoro del Comitato OD che non molla. Gli emendamenti oggetto di discussione riguardano l’estensione per l’accesso ad OD fino al 31/7 del 2016. Ma si parla anche della possibilità di accedere al cumulo gratuito. In questo caso la possibilità coinvolgerebbe anche la gestione separata dell’Inps. “Il clima è di speranza e di attesa” ha spiegato Dianella Maroni, co-fondatrice del Comitato Opzione Donna. Ora si aspettano le decisioni sulle misure della Commissione bilancio. La speranza è l’apertura del pensionamento anticipato ad una platea più estesa. “La Commissione bilancio deve ammettere gli emendamenti” spiega la Maroni.

Opzione donne requisiti

E’ una possibilità rivolta a tutte le lavoratrici iscritte alla previdenza pubblica obbligatoria, dipendenti del settore privato; pubblico impiego e lavoratrici autonome in possesso di contribuzione alla data del 31 dicembre 1995.

Possono esercitare questa opzione, dal 1° gennaio 2013 e sino alla scadenza naturale del regime. Chi ha compiuto 57 anni e 3 mesi di età (58 anni e 3 mesi le autonome) e versato 35 anni di contributi.

Il regime scade il 31 dicembre 2015.

La co-fondatrice del Comitato OD Orietta Armiliato. “Intervenendo alla trasmissione Mi Manda Rai Tre il Sottosegretario, con una semplice ma onesta e puntuale analisi, ha sgomberato il campo circa le varie ipotesi che coinvolgono il tema dell’Opzione Donna, chiarendo la posizione ed i vincoli del Governo sulla tematica”. Il Governo prevede di fare ricorso alle risorse già stanziate per “favorire l’ingresso di un contingente di lavoratrici”. Ma allo stesso tempo non si prevede di “estendere la platea oltre l’esaurimento dei fondi già destinati a causa dei rilevanti costi di ingresso per l’accesso”.

Opzione contributivo donne quanto si perde

L’accettare il passaggio al sistema di calcolo totalmente contributivo comporta in media una diminuzione dell’assegno pensionistico del 25-30% rispetto a quanto avrebbero ottenuto con il sistema misto. Ma molto dipende dall’età della lavoratrice e dalle caratteristiche di carriera. Oltre che da retribuzione ed anzianità contributiva maturata alla data di accesso al regime.

Non possono accedere a questa possibilità le lavoratrici che hanno perfezionato il diritto al trattamento pensionistico (vecchiaia o anzianità) in base ai requisiti previsti per la generalità dei lavoratori vigenti al 31/12/2011 o i nuovi requisiti per la pensione di vecchiaia o pensione anticipata introdotti dalla Riforma Fornero del 2011. Così come le lavoratrici destinatarie delle disposizioni in materia di “salvaguardia” successive al 2011 per gli esodati.

Il Comitato Opzione Donna inviato un video messaggio rivolto al Ministero dell’Economia e delle Finanze, per chiedere un riscontro immediato sui dati prodotti dall’azione di monitoraggio. Le lavoratrici sperano di avere maggiori dettagli sui risparmi emersi dal contatore. In questo modo si potrà sapere di più sulle speranze che hanno le domande di pensionamento, che finora sono in stand by.

Casi speciali

Importante il caso di una lavoratrice che ha raggiunto 57 anni e 3 mesi di età con 35 di contributi nel settembre 2014. Per lei la finestra si apre il 1° Ottobre 2015. In questo caso può esercitare l’opzione anche dopo la scadenza del 31 dicembre 2015, ad esempio nel febbraio 2016. Niente da fare per le lavoratrici la cui finestra si apre dal 1° Gennaio 2016.Opzione donna nella legge di stabilità

“Nella Legge di Stabilità 2016 un grande investimento era stato fatto per opzione donna: 2,5 miliardi e mezzo per 36mila donne”. Lo afferma l’On. MariaLuisa Gnecchi. “Non siamo convinti che due miliardi e mezzo fossero necessari. Anzi la Commissione lavoro aveva lavorato fortemente per la correzione della circolare in modo gratuito. E vorrei ricordare che la Ministra Fornero è riuscita a correggere una circolare dell’Inps annunciando il 30 gennaio del 2013 che aveva già salvaguardato 140mila lavoratori. E che correggendo quella circolare rigarantiva a 65mila persone la possibilità di andare in pensione con i 15 anni anziché con i 20 anni. Correzione della circolare 35/2012 senza doverci mettere neanche un euro”. In merito alla questione, “ci piacerebbe che riuscissimo a confrontarci su questo prima o durante la LdS” ricorda la Parlamentare, spiegando che “i soldi stanziati per le donne, vorremmo che rimanessero per le donne”.

Proroga

La Proroga del Regime Sperimentale prevede che entro il 31 Dicembre 2015, il Governo verifichi i risultati dei questa sperimentazione per poi eventualmente proseguirla. Si parla di una proroga al 2018.

L’opzione donna è riservata alle lavoratrici dipendenti con 35 anni di contributi e hanno compiuto i 57 anni. Oppure 58 anni nel caso delle lavoratrici autonome, entro il 31 dicembre 2015. L’handicap è che l’assegno percepito è inferiore rispetto a quello che si prende con la pensione di vecchiaia. Perché il calcolo con cui viene assegnato si basa unicamente con il contributivo.

Le lavoratrici nate nell’ultimo trimestre del 58 se dipendenti, sia del settore privato che del settore pubblico, e del 57 se autonome, hanno il diritto ad accedere all’opzione donna. Che rappresenta una forma di pensionamento anticipato. Invece le donne lavoratrici che rientrano nel regime qualora venga prorogato fino al 2018 devono aspettare le decisioni del Governo. Decisioni sulle 36mila di richieste di lavoratrici che potrebbero scegliere volontariamente di presentare domanda per l’Opzione donna. Il Governo deve infatti capire se ci sono fondi stanziabili per consentire a un così alto numero di lavoratrici di accedere a questo regime ratificando la proroga.

Come funziona

Le lavoratrici possono esercitare l’opzione donna purchè abbiano raggiunto 57 anni e 3 mesi di età (58 anni e 3 mesi le autonome). Unitamente a 35 anni di contributi entro il 31 dicembre 2015. Questo in definitiva quanto spiegato nella Circolare numero 45/2016 pubblicata dall’Inps. Con questa circolare l’istituto recepisce le novità contenute nella recente legge di stabilità in materia pensionistica. Quindi la data del 31 dicembre 2015 è da considerarsi quale termine entro il quale devono essere soddisfatti i soli requisiti contributivi e anagrafici per il diritto alla pensione di anzianità in regime sperimentale donna.

Le lavoratrici che hanno scelto o che sceglieranno l’opzione donna non sono tenute a restituire le prestazioni di Aspi o Mini-Aspi. Questo quanto disposto dalla Circolare Inps 142/2015 pubblicata dall’istituto di previdenza. Si tratta di una bella notizia considerato che è una decisione maturata dopo una discussione lunga molti mesi. Se ne era iniziato a parlare nel dicembre del 2014 con la Circolare Inps 180/2014. Con questa circolare l’istituto aveva adottato una interpretazione rigida della legge 92/2012. Si specificava che le prestazioni contro la disoccupazione devono cessare al momento della prima data utile di decorrenza della pensione.

La proroga

Con la recente proroga il Governo ha indicato un onere di circa 2,5 miliardi di euro. Stimando in 36mila da qui al 2022 il numero delle lavoratrici che decideranno di ricorrere a questo canale di pensionamento.

La Commissione lavoro fa sapere che “stiamo aspettando il consuntivo di Opzione Donna”, ricordano gli On. Damiano e Gnecchi. “Non vorremmo avere altre cattive sorprese”. “Le risorse debbono essere esclusivamente utilizzate per prolungare la sperimentazione”, con riferimento alle lavoratrici dell’ultimo trimestre 57/58.

La Commissione lavoro rilascia nuove dichiarazioni sul caso delle lavoratrici ancora in attesa di una risposta. Si parla del monitoraggio delle risorse finora utilizzate. “Stiamo aspettando il consuntivo di Opzione Donna”. Lo ricordano gli On. Damiano e Gnecchi. Spiegano che al riguardo non ci sono novità, ormai da tanto. “Non vorremmo avere altre cattive sorprese”. Il consuntivo con il riepilogo completo delle spese e dei conseguenti risparmi realizzati doveva arrivare già a partire da settembre. Sulla destinazione degli eventuali risparmi: “le risorse debbono essere esclusivamente utilizzate per prolungare la sperimentazione”. Il riferimento è alle lavoratrici dell’ultimo trimestre 57/58, che attendono di conoscere il proprio destino previdenziale.

La lettere

“Signor Presidente del Consiglio Matteo Renzi, Siamo Rossella Lo Iacono e Francesca Gabutti coordinatrici del gruppo Opzione Donna ultimo trimestre 1957-1958. La legge di stabilità 2017 perpetua la nostra ingiusta ed ingiustificata esclusione”. Inizia così la lettera scritta al primo ministro dalle lavoratrici dell’Ultimo Trimestre 57/58 rimaste escluse dall’opzione donna. Nel frattempo il Mef non ha ancora ufficializzato l’esito dell’azione di monitoraggio per provare a tutelare le pensionande. I diretti interessati chiedono al Governo di intervenire sulla vicenda per ottenere la pensione: “Presidente, ancora una volta Le chiediamo di adoperarsi perché il Suo Governo rispetti quanto riportato in una Legge dello Stato”.

Daniela Maroni del Comitato

“Come sempre quando si lotta è necessario arrivare al risultato. Ora in campo oltre al comitato opzione donna c’è uno specifico gruppo costituito a tutela delle attuali escluse. Gruppo che sta lavorando con proprie strategie e modalità d’intervento. Ciò non toglie, come si può vedere anche sulle nostre pagine, che noi si continui a portare avanti questi due temi. Ricongiunzioni e ultimo trimestre con impegno e forza. Come coordinatrice del comitato ho offerto anche la disponibilità a eventuali lotte di piazza.

D’altra parte la Commissione Lavoro ancora una volta sta cercando di rimediare ai tanti errori prodotti dalla legge Fornero. Alcuni deputati in particolare Cesare Damiano, Patrizia Maestri, Walter Rizzetto, la senatrice Erica D’Adda e altri hanno già preso posizione in merito garantendo sostegno. Anche la stessa Ministra Boschi e il Ministro Poletti hanno dichiarato che i fondi stanziati (due miliardi e mezzo di euro) devono restare a opzione donna. Al momento molte parole, prese di posizione, dichiarazioni d’intenti, ma nulla di veramente concreto. Noi stiamo all’erta e siamo pronte a qualsiasi forma di lotta si renderà necessaria”.

La cofondatrice Dianella Maroni del Comitato #Opzione Donna: “Tutto sta procedendo secondo gli impegni presi lo scorso anno”. “Ho appena parlato con Luisa Gnecchi, quindi mi sento positiva e come ho già detto mi fido di Cesare Damiano, di Luisa Gnecchi e della Commissione”. “Evitate inutili congetture o interpretazioni sui dati. C’è chi lavora per noi con cognizione di causa e competenza politica”.