Pensioni

Quota 100: anticipare l’età pensionabile per i lavoratori iscritti ai fondi di previdenza gestiti dall’assicurazione generale obbligatoria

Quando si parla di pensioni la quota 100 diventa un argomento da tenere in forte considerazione. Si tratta di un progetto in cui crede molto il presidente della commissione al lavoro alla camera ed ex ministro del Lavoro Cesare Damiano. Una soluzione per il problema di uomini e donne in tema pensioni che piace ai sindacati e anche ai lavoratori.

Ma cosa si intende per quota 100? In tema pensioni ultime notizie interessanti potrebbero arrivare proprio da questo ambito.

La quota 100 è una proposta pensata al fine di anticipare l’età pensionabile per i lavoratori iscritti ai fondi di previdenza gestiti dall’assicurazione generale obbligatoria (AGO). Riguarda anche i fondi sostitutivi ed esclusivi. Si tratta di una proposta di legge introdotta la prima volta con il ddl 2945 e sponsorizzata in primis dal Presidente della commissione Lavoro della Camera dei Deputati, Cesare Damiano. Ma è una proposta che come detto piace molto anche alla minoranza dem e non solo.

Con la quota 100 si vorrebbe ripristinare la pensione di anzianità cui abbiamo detto addio con la Riforma Fornero partorita sotto il Governo Monti nel 2011. I vantaggi sarebbero il recupero di una maggiore flessibilità in uscita a partire da 62 anni di età e non solo. Come detto l’idea piace anche ai sindacati.

Come si potrebbe applicare questa proposta? Bisognerebbe ripristinare il vecchio sistema delle quote, grazie alle quali era possibile sommare l’età anagrafica del lavoratore alla sua anzianità contributiva. In questo modo si arrivava a una quota che permetteva l’uscita dal mondo del lavoro.

Damiano sostiene che con questo meccanismo i lavoratori dovrebbero raggiungere minimo un’età anagrafica di 62 anni da unire a 35 anni di contributi più il contestuale perfezionamento della quota 100. Questo valore si ottiene sommando dell’età anagrafica con quella contributiva. Ad esempio questa quota è raggiungibile con 62 anni e 38 anni di contributi, con 63 anni e 37 di contributi, ancora con 64 anni e 38 di contributi o con 65 anni e 35 anni di contributi.

Diverso il discorso per i lavoratori autonomi iscritti alle gestioni speciali dei lavoratori autonomi e alla gestione separata. Si pensi ad esempio ai professionisti come i giornalisti iscritti all’Inpgi o ai titolari di partita iva non iscritti ad ordini con sistemi previdenziali indipendenti. A loro serve il perfezionamento della quota 101 con almeno 63 anni di età. Quindi per raggiungere la quota necessaria è obbligatorio lavorare un anno in più con combinazioni pari a 63 anni e 38 di contributi; 64 anni e 37 di contributi; 65 anni e 36 di contributi oppure 66 anni e 35 di contributi.

C’è anche da tenere presente la situazione dei lavoratori precoci, esclusi dal ddl. Per loro si pensa a una pensione che scatta con i 62 anni oppure sino al perfezionamento dei requisiti contributivi richiesti per la pensione anticipata.

Esempio: un lavoratore che ha 61 anni e 39 di contributi o 60 anni e 40 di contributi dovranno aspettare i 62 anni di età oppure i 42 anni e 6 mesi di versamenti per andare in pensione. Ma si parla anche della possibilità di un abbassamento a 41 anni i contributi necessari per la pensione anticipata (dai 42 anni e mezzo attuali).