Pensioni

Reversibilità pensione a chi spetta: un diritto economico ma anche affettivo

Le ultime notizie sulle pensioni mettono in ansia il tema della reversibilità, e secondo le stime sarebbero ben 47mila gli italiani a rischio tagli sull’assegno finora percepito. Da Roma arrivano le smentite, e i sindacati promettono battaglia per difendere diritti duramente acquisiti.

Toccare le pensioni di reversibilità vuol dire intaccare non solo l’aspetto economico, ma in qualche modo anche quello affettivo legato alla memoria di chi non c’è più ma che continua a prendersi cura, ad esempio della moglie rimasta vedova, anche dopo essere passato a migliori vita dopo anni di sacrifici. Sembra un modo per intaccare il duro lavoro di chi adesso non può nemmeno scendere in piazza, in prima persona, per protestare.

La necessità di recuperare fondi nel bilancio dello Stato sta portando anche a questa ipotesi, in un primo momento concreta, poi smentita, ma che comunque sembra serpeggiare nelle stanze di chi comanda. I sindacati e i patronati sono sul piede di guerra, perchè dopo i tagli e gli interventi che hanno danneggiato i pensionati negli ultimi anni, dalla riforma Fornero in poi con la creazione di categorie come esodati e non solo, invece di attuare una riforma che migliori la situazione la sensazione è che si continui a tagliare.

Lo stato deve far quadrare i conti e in qualche modo dovrà fare. «Ma stiamo scherzando? Dice Luisa Zuffi (Spi Cgil) – Le pensioni di reversibilità ai coniugi superstiti non sono un privilegio ma un diritto sacrosanto, sono frutto dei versamenti dei dipendenti durante tutta la vita lavorativa. Certo, c’è anche una parte composta da fondi pubblici ma non è certo la parte più importante. Come si fa dunque a parlare di limiti e vincoli per erogare una pensione? Tra l’altro la reversibilità, in assenza di altre forme di sussidio sociale, è il riconoscimento che lo Stato ha sempre voluto dare alle donne, che sostengono con il lavoro domestico e di cura le famiglie e tanta parte della società. Mi chiedo come si possa prendere alla parte più debole della società il denaro per tappare le falle dei bilanci statali e dell’Inps».

«La scelta del governo è assurda – attacca Michele Del Fabbro (Cisl) – Basta guardare i numeri per capire che dalla parte dei pensionati non si può recuperare nulla. Le pensioni di reversibilità sono figlie di contributi versati; le stesse pensioni, al termine di una vita di lavoro, sono l’equivalente di una retribuzione differita. Lo Stato non può e non deve mettere le mani su quanto è dovuto a chi è in pensione. Quello che va respinto con forza è il tentativo di andare avanti, da parte del governo, a colpi di leggi-delega. Anzichè ragionare con i diretti interessati di quello che va fatto da parte dei contribuenti. Ma per favore! Noi sindacati confederali stiamo ancora aspettando risposte dal premier a una richiesta di incontro».