Riforma pensioni flessibilità in uscita: consentire ai lavoratori di andare in pensione e allo stesso tempo ai giovani di avere maggiori opportunità di occupazione
Il governo tarda a dare risposte ai cittadini e i sindacati rilanciano con richieste specifiche su temi come esodati, flessibilità, lavoratori precoci, ottava salvaguardia, quota 96, donne e lavori usuranti. Nello specifico, la missiva inviata dai sindacati Cgil, Cisl e Uil al Governo si concentra sulla necessità di intervenite sulle pensioni e su tutti quegli aspetti che ancora non sono stati sanati in seguito alle misure della riforma Fornero.
Se la questione esodati sembra vicina a una risoluzione (settima salvaguardia entro marzo e poi l’attesa per l’ultima e definitiva ottava salvaguardia per i rimanenti esodati), sono molti altri gli aspetti ancora in bilico. In particolare si parla di categorie colpite come disoccupati, donne e giovani.
La Legge di Stabilità doveva dare risposte concrete in questo senso. Parzialmente le ha date ma come purtroppo si temeva non a sufficienza.
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Per quanto riguarda il tema della flessibilità in uscita dal mondo del lavoro, la UIL è senz’altro sulla stessa lunghezza d’onda. Maggiore flessibilità vuol dire consentire ai lavoratori di andare in pensione e allo stesso tempo ai giovani di avere maggiori opportunità di occupazione.
Con una maggiore flessibilità si risolverebbero i problemi causati dalla riforma Fornero che ha peggiorato le condizioni previdenziali, soprattutto per le donne.
La fascia di età più in difficoltà è quella di età compresa tra i 63 e i 70 anni. I sindacati chiedono la rimozione di requisiti contributivi troppo severi e penalizzazioni troppo pesanti per lavoratori e lavoratrici. A necessitare di maggiore tutela sono coloro i quali hanno avuto carriere lavorative più discontinue.
Uno dei requisiti più vessatori riguardano l’assegno pensionistico che deve essere di almeno 1,5 volte l’assegno sociale. Questo vuol dire costringere le lavoratrici ad attendere oltre i 70 anni per accedere alla pensione di vecchiaia.
Ma non solo: la Uil chiede che si taglino i costi di ricongiunzione tra le diverse gestioni, oltre a poter considerare ai fini pensionistici anche i lavori svolti ai fini di cura familiare.