Pensioni

Uscita anticipata dal lavoro: a 63 anni e 7 mesi e il versamento di 20 anni di contributi

Per vedere novità sostanziali sul tema pensioni, ormai appare chiaro, bisognerà aspettare la prossima Legge di Stabilità, momento in cui si potrà prendere in considerazione una serie di interventi finalizzati alla flessibilità in uscita dal mondo del lavoro.

Il motivo? Semplice: flessibilità vuol dire costi per lo Stato che in questo momento non possono essere sostenuti, e che non possono essere finanziati con quel contraltare chiamato penalizzazioni sulla pensione anticipata.

In occasione della prossima Legge di Stabilità le proposte da prendere in considerazione saranno le più diverse. Una di quelle che piacciono ai sindacati è quella che propone un’uscita anticipata dal mondo del lavoro a 63 anni e 7 mesi e il versamento di 20 anni di contributi.

Questa proposta prevede che l’assegno pensionistico sia di almeno di 1.500 euro mensili, in caso contrario spetterebbe al datore di lavoro a versare i contributi mancanti per integrare l’assegno. Non che questa proposta sia esente dalla penalizzazione sull’importo dell’assegno: potrebbe essere sufficiente una penalizzazione del 9% che scala in proporzione all’avvicinarsi dell’età per la pensione di vecchiaia.

Altro punto di riferimento è il concetto di flessibilità. Il lavoratore deve essere messo in condizione di lasciare il lavoro all’età di 62 anni con 35 anni di contributi e con una penalizzazione del 2% per ogni anno di anticipo rispetto all’età per la pensione di vecchiaia che è di 66 anni e 7 mesi.

In tutto questo c’è da risolvere la questione dei lavoratori precoci. La proposta è che il lavoratore che abbia versato la prima contribuzione prima del compimento del 18esimo anno di età possa avere diritto a uscire dal mondo del lavoro senza penalizzazione avendo raggiunto i 42/43 anni di versamento di contributi indipendentemente dall’età anagrafica. Ricordiamo che la flessibilità in uscita dal mondo del lavoro non è solo un caposaldo di civiltà sociale che consente a chi ha lavorato tanti anni di andare in pensione, ma anche il modo migliore per assicurare il ricambio generazionale nel mondo del lavoro favorendo così la diminuzione della disoccupazione.

Tornando ai lavoratori precoci, si propone un’uscita anticipata dal lavoro con 41 anni di contributi versati indipendentemente dall’età anagrafica, senza subire penalizzazioni. Inutile dire che questa rappresenta per i lavoratori precoci una soluzione decisamente più appetibile.