Flessibilità in uscita pensioni: decurtazione sull’assegno pensionistico di circa il 3% per ogni anno di anticipo
Le ultime notizie sulle pensioni si riferiscono al tema della flessibilità in uscita, unica ancora di salvezza per un settore in profonda crisi. La speranza è che il Governo intervenga in questo senso con la prossima legge di stabilità. La conferma che si tratti di passi in avanti concreti arriva dal fatto che c’è già un nome per il meccanismo di flessibilità delle pensioni.
Un progetto che dovrebbe consentire con la stabilità di anticipare, con una decurtazione economica, la possibilità di andare in pensione. “Ci stiamo lavorando con i sindacati, i datori di lavoro, l’Unione europea. Il meccanismo va incontro a quelli nati nel 51-53″, penalizzati dall’aumento dell’età delle pensioni”.
Secondo le anticipazioni, ci sarà un intervento strutturale per favorire tutti i lavoratori e lavoratrici a non più di tre anni dalla pensione di vecchiaia. Per rendere tutto ciò sostenibile, sarà indispensabile provvedere a una decurtazione sull’assegno pensionistico di circa il 3% per ogni anno di anticipo. In alternativa si provvederà al ricalcolo con il contributivo dell’assegno. Un meccanismo assimilabile all’attuale opzione donna. Ma si parla anche di un intervento meno generalizzato destinato ai soli lavoratori che si trovano in situazione di difficoltà economica. In questo senso il governo sta pensando ai disoccupati o gli addetti a mansioni particolarmente faticose e pesanti, come i notturni.
Nannicini ipotizza di riconoscere a queste categorie di lavoratori un’uscita anticipata già all’età di 62 o 63 anni senza l’applicazione di penalità sull’assegno. Per realizzare questo intervento, il governo pensa a una modifica in senso estensivo della disciplina recata dal decreto legislativo 67/2011 in materia di lavori usuranti. Poi ci sarebbe una terza categoria riservata ai lavoratori che l’azienda vuole mandare in pensione prima per ristrutturare l’organico aziendale.
Come riuscirà il governo a sostenere economicamente questa manovra? Una delle strade è quella del prestito previdenziale, grazie al settore bancario ed assicurativo. Il sistema prevede che questi soggetti anticiperebbero le somme al lavoratore o all’Inps per poi farsele restituire una volta raggiunta l’età pensionabile, cioè i 66 anni e 7 mesi. Insomma una sorta di finanziamento di massa. In questo caso ci sono ancora da limare dettagli e stabilire casi particolari: come sarà garantita la banca, erogatrice del prestito, contro l’evento morte prematura del lavoratore e la contabilizzazione degli interessi. Già si parla di possibile polizza assicurativa o Tfr in garanzia se ancora non riscosso.