Pensioni

Part time agevolato 2022: favorire in maniera graduale l’innalzamento dell’età pensionabile adattando il lavoro alla forza-lavoro anziana

Si parla molto del “part-time agevolato”, misura pensata dal governo per i lavoratori vicino alla pensione che permette un’uscita graduale dal mondo del lavoro. Un’idea del ministro Giuliano Poletti, finalizzato a promuovere le politiche per l’invecchiamento attivo.

A chi è riservato il parti time agevolato

Il part time agevolato ha lo scopo di favorire in maniera graduale l’innalzamento dell’età pensionabile adattando il lavoro alla forza-lavoro anziana. E’ indirizzato ai dipendenti del settore privato con contratto a tempo pieno e indeterminato, con almeno venti anni di contributi, a tre anni dalla maturazione dell’età per la pensione di vecchiaia. Quindi si rivolge ai lavoratori che maturano il requisito anagrafico entro il 31 dicembre 2018. Chi possiede questi requisiti può concordare con il datore di lavoro il passaggio al part-time con una riduzione dell’orario tra il 40 percento e il 60 percento. Questi soggetti riceveranno in busta paga, oltre alla retribuzione per il part-time, una somma esentasse corrispondente ai contributi previdenziali a carico del latore di lavoro sulla retribuzione per l’orario non lavorato.

Come richiedere il part-time agevolato

Innanzitutto è necessario richiedere all’Inps la certificazione che attesti le condizioni anagrafiche e contributive del soggetto interessato all’accesso alla pensione di vecchiaia entro il 31 dicembre 2018. Ottenuta questa, bisogna procedere alla sottoscrizione del contratto a tempo parziale da inviare alla Direzione territoriale del lavoro (Dtl) per l’autorizzazione. Vale il silenzio assenso in caso di mancata risposta entro 5 giorni dalla ricezione del contratto part-time. Ultimo passo, il sì da parte dell’Inps, dopo aver ottenuto il via libera dalla Dtl, che dipende dalla disponibilità finanziaria.

Ma le ultime notizie sulle pensioni vertono anche sull’Ape, provvedimento particolarmente discusso e oggetto di critiche, che farebbe entrare pesantemente nell’ambito pensionistico banche e compagnie assicuratrici.

Si tratta di un prestito da stipulare con la banca, che dovrà anticipare al neo pensionato l’assegno netto per gli anni che mancano al raggiungimento dell’età del ritiro. La restituzione potrà avvenire in 20 anni attraverso una rata che inciderà sulla pensione e sarà modulata in modo diverso a seconda dei casi. Una soluzione che va bene ai dipendenti che hanno perso il posto per ristrutturazioni aziendali, meno ai lavoratori che scelgono volontariamente di ritirarsi tre anni prima per i quali la penalizzazione potrebbe arrivare fino al 15% dell’importo mensile e costringerebbe il lavoratore a pagarsi interamente da solo l’anticipo di tre anni. Tutti gli altri invece potranno detrarre fiscalmente la rata con una penalizzazione inferiore.

Di Maio, vicepresidente della Camera dei Deputati sulla proposta Ape di Renzi: “Non si andrà in pensione prima, ma si farà accendere un mutuo che poi il pensionato stesso dovrà ripagare a 67 anni”.

Salvini: “È una truffa. Uno deve chiedere in prestito i soldi suoi che ha pagato per 30 anni per ingrassare le Banche. Se si manda una persona in pensione a 62 anni, inizia a lavorare un ventenne. La posizione della Lega sulla legge Fornero non è trattabile”.

In tutto ciò si aspettano notizie sull’ottava salvaguardia che sani la posizione degli ultimi esodati. Pare che nella prossima salvaguardia, peraltro, non si tuteleranno gli ex-lavoratori fuoriusciti a seguito di accordi collettivi/individuali prima del 2007. Una categoria già penalizzata considerato che oltre ad essere stata messa alla porta con uno strumento che successivamente è elemento essenziale per il riconoscimento della salvaguardia, ha subìto anche gli effetti della riforma Fornero, quindi l’allungamento dei tempi per quando riguarda il raggiungimento della pensione di vecchiaia.