Anticipazione pensionistica: unico strumento efficace per assicurare un futuro alle pensioni con flessibilità in uscita dal mondo del lavoro
Le ultime notizie sulle pensioni vanno chiaramente nella direzione dell’approvazione dell’Ape, l’anticipazione pensionistica, unico strumento al momento apparentemente efficace per assicurare un futuro alle pensioni caratterizzato da flessibilità in uscita dal mondo del lavoro. Non è un intervento a costo zero per lo stato, anzi si parla di qualcosa come 600-700 milioni di euro. Cifra che pare ampiamente alla portata delle casse del Governo, che anzi sarebbe in grado di spingersi fino a 1,5 miliardi per coprire aree come quelle delle ricongiunzioni, dei lavori usuranti, dei precoci, della no tax area e delle quattordicesime.
La riforma pensioni passa inevitabilmente attraverso sostanziali modifiche alla legge Fornero.
Ma per farlo entrare a regime bisognerà aspettare, quando interverrà sulla situazione di 350mila lavoratori, 130mila l’anno successivo e 180mila nel 2020. Il Governo spera che l’Ape possa essere finanziato con un prestito erogato dalle banche e restituito in rate mensili per 20 anni.
Il taglio sulla pensione dipenderà dalla rata del prestito. I dipendenti del settore privato e pubblico potrebbero così accedere alla pensione fino a 3 anni a 7 mesi prima rispetto al requisito anagrafico previsto per il trattamento di vecchiaia di 66 anni e 7 mesi per gli uomini di entrambi i settori e per le donne del pubblico; di 65 anni e 7 mesi per le donne del privato; 66 anni ed un mese per le autonome.
Lo scopo del governo è arrivare a consentire l’uscita all’età di 63 anni per gli uomini e per le donne dipendenti del pubblico impiego; 62 anni per le donne dipendenti del settore privato e 62 anni e 6 mesi per le autonome. Il tutto purchè si disponga di 20 anni di contributi. Non poco, considerato che vorrebbe dire assicurare un anticipo ulteriore di 7 mesi rispetto alle premesse.