Pensioni

Flessibilità in uscita pensioni: assegno anticipato per tre anni prima della pensione di vecchiaia sotto forma di prestito da restituire in 20 anni

Le ultime notizie sulle pensioni continuano a mettere in pole position l’Ape come principale strumento per arrivare alla flessibilità in uscita. Ma i dubbi circa questo strumento permangono, da più parti. Nello specifico, il rischio è che si tratti di un istituto conveniente solo per una percentuale minore di lavoratori. Sullo sfondo poi restano insolute altre questioni, come quella dei precoci.

Agosto è stato un periodo interlocutorio, il vero inizio dei lavori è previsto per ottobre inoltrato. Sarà quello il momento in cui l’APE, il prestito pensionistico, inizierà a prendere forma. Consentirebbe al lavoratore di ottenere un assegno anticipato, al massimo per tre anni prima della pensione di vecchiaia (cioè da 63 anni e 7 mesi in poi) sotto forma di prestito da restituire in 20 anni, a rate trattenute sulla pen­sione una volta soddisfatti i requisiti del caso.

Gli ottimisti auspicano che su ossa arrivare a concederlo dall’età di 63 anni (anticipo di 3 anni e 7 mesi). Insomma qualcosa di simile al progetto che prevedeva una flessibilità in uscita con uno sconto di 4 anni sulla pensione di vecchiaia, cioè a partire dai 62 anni e 7 mesi.

L’APE, e questo non piace a molti, è legato ai requisiti per la pensione di vecchiaia, e comporterà un contributivo inferiore, a partire cioè da 20 anni di contributi a qualsiasi titolo accreditati.

Come detto c’è da risolvere anche la questione dei lavoratori precoci, chi lavora da molti anni avendo iniziato giovanissimo e che fino al 2011 poteva uscire con 40 anni di contributi. Bisognava poi aggiungere una finestra mobile dai 12 ai 18 mesi (lavoratore dipendente o autonomo). La riforma pensioni Fornero ha eliminato il tetto dei 40 anni spostando il requisito contributivo minimo (nel 2016) a 42 anni e 10 mesi per gli uomini e a 41 anni e 10 mesi per le donne (dicendo bye bye alla finestra mobile). Parliamo quindi della pensione anticipata. Con il ddl Damiano si fisserebbe il limite a 41 anni di contributi per tutti.