Pensioni

Riforma pensioni: necessarie risorse “fresche” per almeno 2 miliardi di euro per attuare alcuni interventi fondamentali di correzione

Le ultime notizie sulle pensioni dicono che le salvaguardie per gli esodati sono state la migliore risposta possibile del Parlamento al grave problema sociale causato dalla ‘riforma’ Monti che fu realizzata con l’imposizione della Troika europea, all’epoca paladina delle politiche del rigore liberista. Quelle stesse politiche che ci stanno portando all’autodistruzione economica e sociale.

La flessibilità in uscita

Confondere gli interventi di giusta correzione del sistema previdenziale al fine di renderlo più flessibile, con l’assistenza, è un grave errore. Inoltre, correlare gli 11,6 miliardi delle salvaguardie agli 80 miliardi che verranno risparmiati fino al 2022 è fuorviante: come ha ben spiegato il Governo nel suo Documento di Economia e Finanza dell’aprile scorso, i risparmi che si realizzeranno con le riforme del 2004, 2007 e 2011 saranno, fino al 2050, pari a 900 miliardi di euro”. “Il costo delle salvaguardie rappresenta, quindi, solo l’1,28% di questa somma. C’è ancora ampio spazio per restituire qualcosa a lavoratori e pensionati. Visto che l’INPS, con la busta arancione, si è cimentata nel prevedere l’entità degli assegni pensionistici che verranno erogati fra 30 anni (con un mercato del lavoro nel quale non si sa se domani mattina si è ancora occupati), dovrebbe anche farlo con i conti dei risparmi delle riforme previdenziali per collocare, nella giusta dimensione strategica, peso e significato degli interventi sulla previdenza che dobbiamo realizzare con la prossima legge di Bilancio”. “Aspettiamo di leggere i testi per capire la portata reale di queste proposte.”

In ottica della riforma pensioni “il calcolo che abbiamo fatto è che siano necessarie risorse “fresche” per almeno 2 miliardi di euro per attuare alcuni interventi fondamentali di correzione della “riforma” di Monti. Sulla flessibilità in uscita: “il governo pare orientato a fissare la nuova età di accesso alla pensione di vecchiaia a 63 anni (62 anni le donne dipendenti del settore privato) rispetto agli attuali 66 anni e 7 mesi. Potrebbe essere un buon compromesso se consentirà di andare in pensione anticipata, senza penalizzazioni, a partire dallo categorie più disagiate: disoccupati di lungo periodo, precoci, addetti ai lavori usuranti, invalidi. Accanto a questo va previsto il blocco dell’aspettativa di vita per chi svolge lavori usuranti e la cancellazione della penalizzazione per coloro che andranno in pensione prima dei 62 anni (sono state temporaneamente bloccate, ma ripartiranno dal 2018)”.

Prolungare Opzione Donna

Si punta il dito anche contro l’impossibilità attuale di attuare la ricongiunzione gratuita dei contributi. Il presidente non dimentica anche il prolungamento della sperimentazione di “Opzione Donna”, a patto che vengano certificati a settembre i risparmi rispetto ai 2,5 miliardi di euro che siamo stati obbligati dall’Inps e dalla Ragioneria a stanziare nella passata legge di Stabilità. Infine un occhio anche al riutilizzo delle risorse, che ammontano a parecchie centinaia di milioni, ancora giacenti nel Fondo per i lavori usuranti.