Pensioni ultime notizie: sindacati contro l’Ape
Le ultime notizie sulle pensioni dicono che settembre sarà un mese decisivo. Attenzione, non risolutivo, ma importantissimo per porre le basi della tanto attesa Riforma Pensioni. Anche perchè c’è chi vigila, e il Governo non può più permettersi passi falsi o rinvii: “Sedici milioni di pensionati in Italia attendono risposte, da troppo tempo. Se non ci saranno siamo pronti anche a mobilitarci”. L’avvertimento è del segretario nazionale dello Spi Cgil, Ivan Pedretti. “Sul tavolo – ha aggiunto Pedretti – sono ancora aperte le questioni dell’estensione della quattordicesima ai pensionati che hanno un assegno tra i 1.000 e i 1.500 euro, il riconoscimento della no tax area come per i lavoratori dipendenti e un modello di rivalutazione delle pensioni “meno stringente”.
Dici pensioni e pensi agli anziani. E invece le politiche del settore dovrebbero fortemente guardare anche a chi cerca lavoro: “Basta con le politiche che mettono in contrapposizione giovani e anziani – ha sottolineato -. Per i giovani abbiamo proposto un fondo, alimentato dal contributo di tutti i cittadini, che li sostenga nei periodi di sospensione dell’attività lavorativa”.
Il segretario della Cgil, Susanna Camusso: “Si deve trovare una soluzione perché non c’è una prospettiva previdenziale per i giovani, perché non si può vivere nella forbice tra imprese che hanno bisogno di innovare e contemporaneamente vedono allungarsi l’età. Perché – ha osservato – non ci può essere l’idea che se uno va a lavorare, come a tanti è successo e succede, a 14-15 anni poi deve avere la prospettiva di arrivare fino a 70. Perché non può essere che se un lavoratore, per ragioni spesso non dipendenti dalla sua volontà, é passato dal pubblico al privato, deve ripagarsi i contributi per poter andare in pensione. E che si consideri – ha aggiunto – che le donne non hanno sistematicamente un doppio lavoro e quindi una condizione differente”. “Sono molti i temi di una legge assolutamente sbagliata e ingiusta che va cambiata anche perché – ha concluso – non si può mantenere in fibrillazione una sistema come quello previdenziale. Bisogna dare delle certezze”.
“II primo problema – ha continuato – è che bisognerebbe avere politiche che creino lavoro per i giovani, che ne stabilizzino il lavoro e che garantiscano salari e condizioni dignitose. Perché la previdenza è sempre lo specchio del mercato del lavoro. Poi c’è il tema dell’ordinamento previdenziale che si è costruito nel nostro paese. E’ un ordinamento fatto in nome dei giovani, e che in realtà, con un sistema contributivo puro porterà i giovani in pensione oltre 70 anni, con tassi di sostituzione assolutamente bassi. Così sarà impossibile avere una società coesa”.
“Sul versante più strettamente previdenziale – ha detto la Camusso – bisogna correggere a fondo un sistema contributivo così rigido da sembrare puramente assicurativo. In realtà, il nostro è sistema previdenziale, di welfare, che deve quindi garantire dei tassi di solidarietà e di redistribuzione. Cioè bisogna costruire meccanismi che coprano tutti coloro che sono entrati molto tardi e in condizioni precarie nel mercato del lavoro. Dobbiamo immaginare un meccanismo che valorizzi le carriere costruite in questo modo e fin da subito immaginare percorsi di solidarietà generale che coprano, ad esempio, i buchi contributivi”.
Le difficoltà in questo senso sono strettamente correlate ai fondi statali insufficienti: “Ma non è vero. Ogni volta che si è messo in atto un taglio sui diritti delle persone, in questo caso sul sistema previdenziale, si è tirato in ballo il tema della sostenibilità economica. In realtà, e lo confermano i più seri istituti di studio italiani ed europei, il sistema previdenziale in Italia non costa più che negli altri paesi europei, ed è più che sostenibile dal punto di vista finanziario. Adesso, e in prospettiva, il tema è che non regge dal punto di vista sociale”.