Pensioni

Anticipo pensionistico Ape: prestito pensionistico voluto dal Governo per favorire la flessibilità in uscita dal mondo del lavoro

La Riforma pensioni passa attraverso l’approvazione dell’Ape, Anticipo pensionistico ribattezzato prestito pensionistico voluto dal Governo per favorire la flessibilità in uscita dal mondo del lavoro. Un istituto che in molti considerano basato su un meccanismo negativo in partenza. L’approvazione di questo istituto consentirebbe a chi ha raggiunto almeno i 63 anni di età di andare in anticipo in pensione.

L’Ape, anticipo pensionistico voluto da Poletti, è indirizzato ai lavoratori in possesso di 63 anni e 7 mesi di età (62 anni e 7 mesi le donne). Ma l’Ape pensioni come funziona? Vediamo di fare chiarezza.

Come funziona il prestito pensionistico

A beneficiare dell’Ape sarebbero per primi i nati a partire dalla seconda metà del 1951 sino al 1953. I detrattori del prestito pensionistico non digeriscono il fatto che l’istituto prevede il finanziamento di prestiti da parte di banche e assicurazioni attraverso l’Inps. Queste somme sarebbero poi restituite a rate dagli interessati. Questo prestito nei progetti del Governo, dovrebbe poi essere restituito dal lavoratore quando ha raggiunto l’età pensionabile mediante un prelievo sulla rata della pensione, applicato direttamente dall’Inps, per i successivi venti anni. In questo modo si concretizza il completo rimborso del capitale e degli interessi alle banche che hanno anticipato la somma consentendo al lavoratore di andare in pensione prima.

Il prestito pensionistico dunque risolve il problema del reperimento dei fondi da parte dello Stato, che se li farebbe prestare da banche e istituti di credito. In realtà è come se il lavoratore invece che andare in pensione, chiedesse un prestito da privato, certo a un tasso molto più agevolato di quello che otterrebbe se procedesse privatamente, e soprattutto senza il rischio di veder la pratica respinta per mancanza di garanzie. Però il prestito pensionistico ha un costo per il pensionato, che potrebbe arrivare a ridurre l’assegno sino al 15% rispetto alla somma piena per venti anni.

Chi potrà accedere

I pensionandi potranno accedere al nuovo anticipo pensionistico (APE) anche tramite l’impiego part time, con un’uscita graduale dal lavoro. Un’opzione disponibile solo per l’APE volontaria, per coloro che avranno maturato almeno 63 anni di età e 20 anni di contribuzione.

Le critiche in questo senso non mancano e una soluzione va trovata: le prime ipotesi vertono circa la possibilità di ammorbidire l’impatto di questa riduzione mediante detrazioni fiscali che consentirebbero di limitare la rata di rimborso per i lavoratori in condizione di disagio come i disoccupati di lunga durata, gli usuranti o chi percepisce assegni particolarmente bassi.

Le prime indicazioni parlano di una soglia di 1.500 euro lordi al mese, tre volte il minimo Inps. In questo modo lo Stato pagherebbe buona parte dell’anticipo mediante la leva fiscale. Non sembra esserci margine invece per l’introduzione di penalità aggiuntive sull’assegno come ipotizzato inizialmente.

Alternative all’Ape

Poletti spinge il Governo verso una soluzione che non piace a molti. Resta ancora in piedi, anche se di difficile attuazione, il progetto Damiano-Baretta (ddl 857) che prevede una penalità più leggera e fissa, pari al 2% per ogni di anticipo sino ad un massimo però di quattro anni contro i tre previsti dal Governo. In questo modo l’anticipo arriverebbe a una riduzione massima dell’8%. Invece il Piano Boeri prevede una decurtazione più pesante, nell’ordine del 3% annuo sino ad un massimo di tre anni. A favore di Daiano c’è anche l’occhio di riguardo per i lavoratori precoci, categoria assente nei piani del Governo.

Meccanismi e impostazione

Quale sarà l’impostazione del nuovo meccanismo di anticipo pensionistico #ape? Innanzitutto sappiamo che la sperimentazione partirà dall’inizio del mese di maggio del 2017 e si concluderà al termine del 2018. Il Governo ha studiato un meccanismo di salvaguardia per consentire l’accesso alla pensione solo a coloro che percepiranno un reddito utile almeno alla propria sussistenza. Il limite dovrebbe essere circa 1,4 volte l’assegno minimo, quindi circa 700 € al mese. Da capire quale sarà il costo che dovrà sostenere chi deciderà di uscire dal lavoro con una scelta volontaria. Si parla di una soglia fissata attorno al 4,5% e comunque inferiore al 5% l’anno. Inoltre sarà possibile scaricare il 50% degli interessi dalla dichiarazione dei redditi portandoli in detrazione.

Dubbi sull’Ape

Ci sono ancora dubbi sulle caratteristiche dell’anticipo pensionistico tutelato, conosciuto anche come APE social. Ma c’è da capire anche quali sono i meccanismi dei prepensionamenti volontari. Ci saranno due strumenti che la nuova legge di bilancio metterà a disposizione per uscire dal lavoro prima di aver maturato i requisiti previsti per la pensione di vecchiaia. In entrambi i casi bisogna compiere una rinuncia sulla percezione della futura mensilità.

Le opzioni di uscita sono:

– l’APE volontaria;
– RITA, l’anticipo del pilastro previdenziale privato.