Pensioni

Riforma pensioni: uscita con l’Ape a 63 anni

Le ultime notizie sulle pensioni confermano che grazie all’Ape, l’anticipo pensionistico, l’uscita anticipata dal mondo del lavoro sarà presto realtà. Il prestito pensionistico, secondo le prime indiscrezioni, potrà essere chiesto dall’anno prossimo a partire dai 63 anni di età e quindi a 3 anni e 7 mesi dal pensionamento di vecchiaia. E’ ciò che è emerso dopo l’incontro tra sindacati e Governo. Il periodo di sperimentazione del sistema dovrebbe essere di 2 anni. Per le categorie disagiate, per le quali l’anticipo dovrebbe essere sostanzialmente gratuito, dovrebbe essere fissato un limite dell’importo della pensione a 1.200 euro netti.

Ciò vuol dire che potranno quindi uscire dal lavoro coloro che sono nati fino al 1954, una volta compiuti 63 anni. Coloro i quali hanno un lavoro pagheranno l’anticipo con rate di ammortamento sulla pensione mentre, per coloro che sono disoccupati e non hanno ammortizzatori sociali, l’anticipo sarà gratuito. Ma solo se l’importo della pensione non sia superiore ai 1200 euro netti). Dunque la riforma pensioni comincia a prendere forma.

Cesare Damiano, Presidente della Commissione Lavoro alla Camera: “Il confronto in corso tra Governo e sindacati sulla previdenza sta producendo primi e importanti risultati, ma la strada da fare è ancora lunga. Sarà decisivo il modo con il quale si risolveranno i problemi dei lavoratori precoci e l’ottava salvaguardia degli esodati, che sono ancora da perfezionare. Entra in gioco, come sempre, la quantità di risorse ‘fresche’ che si metteranno a disposizione nella legge di Bilancio, che per noi non possono essere inferiori a 2 miliardi di euro”. “Intanto – prosegue – è importante la convergenza che si è verificata sulla quattordicesima per i pensionati e sull’anticipo gratuito del pensionamento a partire dai 63 anni per le categorie in condizioni più disagiate: addetti ai lavori usuranti, ai lavori pesanti (tipologie ancora da definire), disoccupati e invalidi”.

“Resta da chiarire – continua Damiano – il livello della penalizzazione che riguarderà l’anticipo di quei lavoratori che non fanno parte di queste categorie. Dovrebbe, inoltre, esserci la soluzione di numerosi problemi da tempo in sospeso: il cumulo gratuito dei contributi, il blocco dell’aspettativa di vita per i lavori usuranti, la cancellazione definitiva delle penalizzazioni per i precoci, l’equiparazione della NO tax area dei pensionati con quella dei lavoratori dipendenti e la prosecuzione della sperimentazione di Opzione Donna”. “Data la complessità della materia, diventa necessario un testo scritto (accordo o verbale che sia) che precisi, voce per voce, anche la quantità delle risorse che verranno messe a disposizione. ‘Scripta manent. . .’ e rendono più facile e meno arbitraria la traduzione legislativa nella legge Bilancio di una eventuale intesa”.

La segretaria della Cgil, Susanna Camusso: “Tutti danno per scontato l’intesa ma nessuno è in grado di dire l’entità delle cifre sul tavolo. C’è troppo entusiasmo, è una partita delicata che ha bisogno di discussione”. “Le cifre di cui abbiamo sentito parlare finora sono insufficienti”, ha concluso la leader della Cgil.

Ottava salvaguardia esodati

Il Ministero del Lavoro risponderà Giovedì in Commissione Lavoro alla Camera circa gli intendimenti sull’ottava salvaguardia. Lo farà a seguito di una interrogazione parlamentare sollevata dall’Onorevole Walter Rizzetto (5-09123) in cui chiede conto di quei lavoratori, soprattutto ex postali che hanno siglato accordi di incentivazione all’esodo prima del 2012, che sono rimasti fuori dalle attuali tutele perchè maturavano il diritto alla pensione oltre il 2018. Un problema che riguarda soprattutto le donne, nate tra il 1956 il 1957 che hanno firmato l’accordo irrevocabile entro giugno 2011, ossia quando ancora non erano vigenti la legge n. 111 del 2011 del 15 luglio 2011, articolo 18.