Opzione uomo Inps 2023 Meloni: è in arrivo il report sul monitoraggio delle risorse
Mentre si ipotizza una opzione uomo, piano del nuovo Governo di centrodestra pensato da Giorgia Meloni per andare in pensione a 58 anni, per l’Opzione Donna è in arrivo il report sul monitoraggio delle risorse. Lo afferma il Sottosegretario al Welfare, Franca Biondelli, rispondendo all’interrogazione parlamentare sollevata dalla Lega Nord in Commissione Lavoro alla Camera. Le ultime notizie sulle pensioni dicono che “La relazione relativa al monitoraggio effettuato dall’INPS, è stata redatta la relazione sull’attuazione della sperimentazione con particolare riferimento agli specifici oneri previdenziali e alle relative previsioni di spesa. Tale relazione, già firmata dal Ministro Poletti, verrà inviata alle Camere non appena ricevuto il concerto da parte del Ministero dell’economia e delle finanze, come previsto dallo stesso articolo 1, comma 281 della legge n. 208 del 2015” ha detto l’esponente del Governo.
“In ogni caso, intendo rassicurare l’onorevole interrogante che è intenzione del Governo impiegare le risorse eventualmente non utilizzate al fine di portare a conclusione la sperimentazione originariamente introdotta dall’articolo 1, comma 9, della legge n. 243 del 2004″
Ricordiamo che l’opzione donna è riservata alle donne che hanno maturato, entro il 31 dicembre 2015, il requisito congiunto dei 35 anni di contribuzione e dei 57 anni (58 anni di età per le lavoratrici autonome), ferma restando l’applicazione delle cosiddette finestre.
Al riguardo, in applicazione dell’articolo 1, comma 281, della legge n. 208 del 2015, l’INPS procede al monitoraggio dell’onere previdenziale derivante dall’attuazione della sperimentazione relativa a «opzione donna», attraverso:
1) la verifica del numero delle pensioni erogate alle lavoratrici che hanno esercitato l’opzione;
2) il raffronto tra l’onere previdenziale derivante dalla liquidazione delle pensioni e la copertura finanziaria” ha concluso il Sottosegretario.
Simonetti attende documento
Deluso l’Onorevole Simonetti primo firmatario dell’interrogazione che contava sull’anticipo di alcuni dati relativi alla sperimentazione: “La sottosegretaria avrebbe potuto, per lo meno, dare conto dei principali dati riportati nella relazione, per dare la possibilità ai deputati di verificare la possibilità di utilizzare le eventuali risorse inutilizzate per la prosecuzione della sperimentazione” ha detto.
Riforma Pensioni, Cgil: troppi 30 anni di contributi per l’APE Agevolata
L’esecutivo “propone un requisito contributivo di 36 anni sulla platea dei lavori gravosi (e di 30 anni sulle altre tipologie cioè disoccupati senza redditi, disabili e lavoratori che assistono parenti con gravi disabilità), questione mai emersa in questi mesi di confronto”. “L’Ape agevolata – ricorda la Cgil – è una prestazione di ‘reddito ponte’ che consente l’anticipo a 63 anni rispetto alla pensione di vecchiaia, che prevede come requisito di accesso 20 anni di contributi. Ciò rischia di vanificare lo sforzo fatto al tavolo nell’individuazione delle categorie da inserire nei lavori gravosi, sulle quali, peraltro, auspichiamo che non si facciano passi indietro”.
Poletti, APE da lavori in corso
“Sull’Ape social stiamo lavorando al meglio per trovare un punto di equilibrio”. Lo ha detto il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti. “In queste ore – ha aggiunto il ministro – continuiamo a lavorare su questa materia. La legge di bilancio è approvata quando viene approvata e siamo molti vicini a quella che era l’ipotesi di partenza”. “Noi sapevamo di dover tenere in equilibrio una serie di elementi. Il primo era la dotazione economica che vale 6 miliardi e sapevamo di dover decidere e valutare insieme le platee, le categorie e gli anni di versamento”. Per Poletti “per la prima volta ai pensionati non si chiedono soldi ma se ne danno. Il tema delle pensioni viene affrontato in modo rilevante” e viene introdotto “un principio importante: i lavori non sono tutti uguali. Si può andare prima in pensione se il lavoro è pesante o rischioso”.
Sindacati degli Edili contro l’APE
“Sul fronte pensioni apprezziamo i passi in avanti nella trattativa tra governo e sindacati confederali, ma per un operaio edile, che in questi mesi ha avuto la fortuna di lavorare ancora, 35-36 anni di contributi per accedere all’Ape agevolata sono troppi”. Così dichiarano in una nota i segretari generali di Feneal Uil, Filca Cisl e Fillea Cgil, Vito Panzarella, Franco Turri e Alessandro Genovesi. “Così come troppi sono 30 anni di contributi se disoccupato – continua il comunicato –, dal momento che gli edili quasi mai raggiungono la pensione con questa contribuzione. Per questo chiediamo al Governo di ridurre sensibilmente tale tetto, utilizzando tutti gli strumenti possibili, considerando quanto sia discontinua la carriera previdenziale nel nostro settore, oltre che rischiosa e gravosa. Dobbiamo dare una risposta concreta a quei tanti edili che, over 60, sono ancora sulle impalcature, vittime più di altri dei tanti incidenti gravi e mortali”.