Pensioni

Opzione donna: i motivi per sperare

Il semaforo verde della Commissione bilancio è stato il primo passo che consente ora alla Camera di esaminare in aula la nuova versione della Manovra. I lavori iniziano questa settimana, con la votazione finale. C’è grande incertezza e al contempo curiosità per capire quali saranno le novità che verranno approvate dall’assemblea. A tenere banco il tema previdenziale con focus sulle salvaguardie dei lavoratori.

La Commissione bilancio ha approvato numerosi emendamenti, come la pensione anticipata tramite opzione donna. Tra mille polemiche, è stata garantita l’uscita anche per le lavoratrici dell’ultimo trimestre 1957-58. Discorso diverso per i lavoratori esodati che hanno visto spostare il termine per l’inserimento in mobilità al 31/12 del 2014. Per l’opzione donna il beneficio riguarderà circa 4000 donne, mentre per gli esodati l’ampliamento dovrebbe estendersi ad altri 11mila pensionandi.

Delusione Opzione Donna ed Esodati

“Sono sempre di più le donne che mi stanno contattando e che denunciano anche su questa pagina la loro indignazione”: è lo sfogo della co-fondatrice del Comitato Opzione Donna Orietta Armiliato. Il focus è sugli interventi, insufficienti, di riforma previdenziale inseriti in Legge di bilancio. La delusione delle lavoratrici riguarda il fatto che molte pensionande non potranno fruire dell’opzione donna. Tutta colpa degli spezzoni inutilizzabili di contribuzione. Si tratta di un male antico, nato nel 2010 a causa di un’interpretazione restrittiva “dell’allora Governo Berlusconi”. Un’ingiustizia che pare destinata a non essere sanata, “nonostante un emendamento presentato dal Gruppo PD della Commissione Lavoro della Camera pochi giorni fa”.

Il ricorso al cumulo doveva consentire alle donne di poter utilizzare anche i versamenti accumulati all’interno della Gestione Separata Inps, extrema ratio per molte donne che hanno bisogno di raggiungere i 35 anni di versamenti previsti come requisito contributivo per Opzione Donna. Un malcontento che accomuna anche i lavoratori esodati, esclusi dalla fruizione della misura.

Ma c’è ancora chi lotta per i diritti delle lavoratrici. La Commissione lavoro della Camera si concentra sulle differenze di genere insite all’interno del sistema previdenziale. L’On Andrea Maestri ricorda che “l’art. 1, comma 231 della legge 208/2015, tra l’altro, prevede che qualora dall’attività di monitoraggio risulti un risparmio rispetto alle previsioni di spesa”. Si tratta di risorse che dovranno essere impiegate in favore delle lavoratrici con “interventi con finalità analoghe a quelle di cui al presente comma, ivi compresa la prosecuzione della medesima sperimentazione”. Maestri ha depositato a prima firma un Ordine del Giorno che impegna l’esecutivo a “valutare ogni possibilità di impiegare le risorse non utilizzate, risultanti dall’attività di monitoraggio prevista dall’art. 1, comma 281 della legge 208/2015, prioritariamente per la prosecuzione del regime sperimentale di Opzione Donna, introdotto dalla legge 23 agosto 2004, n. 243, Art. 1, comma 9. prevedendo la proroga fino al 31 dicembre 2018 così come auspicato dalla suddetta legge 208/2015”.