Pensioni

Riforma pensioni: cosa cambia con la flessibilità

Prestito pensionistico, APE Agevolata, accesso alla pensione anticipata a partire da 41 anni di contributi. Ma anche esodati, precoci e opzione donna. La Riforma Pensioni dovrà affrontare diverse questioni, tutte ruotano attorno alla flessibilità in uscita. Le ultime notizie sulle pensioni dipendono dalla legge di stabilità che conterrà il pacchetto di misure sulle pensioni. Bozza che poi dovrà essere rivista e corretta, per arrivare alla sua formula finale.

Prestito pensionistico

L’APE, tra i provvedimenti più discussi, potrebbe slittare in un provvedimento collegato alla manovra, proprio per le lungaggini che sta comportando. Il prestito pensionistico che coinvolgerà banche e assicurazioni è un progetto sperimentale che però diventerà parte integrante della previdenza di tutti i lavoratori iscritti a forme pubbliche di previdenza obbligatoria. Coinvolgerà anche i lavoratori del pubblico impiego e gli autonomi con almeno 63 anni a non più di 3 anni e 7 mesi alla maturazione di una pensione di vecchiaia.

Il prestito erogato dovrà essere restituito nell’arco dei venti anni successivi al conseguimento della pensione attraverso un prelievo mensile sull’assegno. Ma la decurtazione sarà compensata da agevolazioni fiscali per alcune categorie selettive di lavoratori. Si parla di categorie di lavoratrici e lavoratori ritenuti in condizioni di maggior bisogno, sulla base di requisiti quali lo stato di disoccupazione (e assenza di reddito), la gravosità del lavoro (pesante o rischioso), le condizioni di salute, i carichi di lavoro di cura legato alla presenza di parenti di primo grado conviventi con disabilità grave. Esonerati anche gli assegni entro un certo tetto ancora da stabilire, oggetto di dispute tra Governo e sindacati.

Pensioni basse

Previsto l’aumento del 30% della quattordicesima per i pensionati ultra 64enni con una estensione della stessa sino ai pensionati con redditi entro i 13 mila euro annui (2 volte il trattamento minimo Inps). Si parla anche di equiparazione della no tax area sui redditi da pensione a quelli derivanti dal lavoro dipendente. E poi si aspetta l’ottava salvaguardia per gli esodati.

Precoci ed usuranti

Attendono novità anche i lavoratori precoci ed usurati. I lavoratori precoci aspettano un canale di uscita a 41 anni di contributi, a prescindere dall’età anagrafica. Dovrebbe rivolgersi a chi ha iniziato a lavorare prima dei 19 anni, per almeno di 12 mesi in modo effettivo, anche non continuativi. Si parla di uno sconto potenziale pari a 10 mesi per le donne e di un anno e 10 mesi per gli uomini rispetto agli attuali requisiti per la pensione anticipata, Ricordiamo che i vincoli attuali sono 41 anni e 10 mesi di contributi per le donne e 42 anni e 10 mesi per gli uomini. Per rientrare nella quota 41 l’accordo prevede che il lavoratore

a) risulti disoccupato senza ammortizzatori sociali;
b) versi in condizioni di salute che determinano una disabilità;
c) risulti occupato in alcune attività particolarmente gravose.

I precoci auspicano anche l’eliminazione della penalizzazione per le uscite prima del 62° anno di età.

Per i lavori usuranti si spera nello stop alla finestra mobile. In questo modo sarebbe possibile accedere alla pensione per i lavori usuranti dai 12 ai 18 mesi. Si pensa a bloccare anche l’adeguamento alla speranza di vita dei requisiti con maggiore flessibilità nei criteri per qualificare lo svolgimento del lavoro usurante.