Esodati: risolvere la questione per poi dedicarsi alla flessibilità in uscita
E’ più vicina la risoluzione della vicenda esodati, con il governo che sembra intenzionato a perfezionare l’ottava salvaguardia in tempi brevi. La Commissione Lavoro della Camera sta per lavorare all’ottavo disegno di legge, che dovrebbe essere anche l’ultimo, per salvaguardare gli ultimi 25-30mila lavoratori rimasti fuori dalle tutele.
Il Pd ha affidato agli esperti Maria Luisa Gnecchi e Cesare Damiano, il presidente della commissione Lavoro della Camera che oggi, il compito di valutare le condizioni per archiviare definitivamente la vicenda. Occasione per parlare dei dettagli la conferenza stampa a Montecitorio in cui i due hanno confermato la volontà del governo di risolvere la questione, per poi dedicarsi alla flessibilità in uscita, prevista per fine anno.
“Siamo pronti a lavorare ad un nuovo disegno di legge in materia”, hanno spiegato gli esponenti del Pd. Prima di procedere all’ottava salvaguardia bisognerà necessariamente perfezionare la settima, e in questo senso l’Inps ha pubblicato, la scorsa settimana, il primo report delle domande pervenute ed accolte. Ora il Governo potrà capire quanti fondi effettivamente ci sono ancora a disposizione per questo genere di interventi.
In tutto finora sono solo 125mila le domande di pensione in regime di salvaguardia accolte dall’Inps a fronte di oltre 172mila posti disponibili. Secondo i primi calcoli, potrebbe esserci un’eccedenza di almeno 30mila unità rispetto ai posti messi in palio, vale a dire il numero di lavoratori rimasti ancora fuori dalle tutele.
Gli esodati aventi diritto sono quelli che hanno perso il lavoro entro il dicembre 2011 o che avevano siglato entro tale data accordi (anche incentivanti) per l’uscita negli anni successivi. Tutti gli altri, vale a dire quelli che hanno perso il lavoro dopo il 2012, devono augurarsi che la flessibilità in uscita riesca a coprire le loro esigenze.
Cesare Damiano: “Vogliamo mettere la parola fine senza gravare ulteriormente sui costi e utilizzando i risparmi delle precedenti salvaguardie”. “Sediamoci – dice Gnecchi – attorno a un tavolo e l’Inps ci dia i numeri giusti e non gonfiati. Così come per le risorse”.
I tempi? Difficile dirlo: innanzitutto l’auspicio è che i fondi della salvaguardia non vengano distratti verso la flessibilità in uscita, come accaduto lo scorso anno quando più di un miliardo è andato a finanziare l’opzione donna e gli ammortizzatori sociali.