Riforma pensioni: obiettivo zero penalizzazioni per gli ultra 63enni
La Riforma Pensioni sta prendendo forma, e questa è già di per se una buona notizia. Le modalità con cui però il Governo vuole affrontare il tema della flessibilità non entusiasma tutti, a cominciare da Cesare Damiano che sull’APE ha più di qualche dubbio. L’ex ministro del Lavoro è infatti convinto che il prestito pensionistico sarà caratterizzato dalla necessità di un sacrificio, da parte dei lavoratori, difficilmente sostenibile: “La misura sarà poco utilizzabile, come è capitato con il Trattamento di Fine Rapporto in busta paga”.
Il pensiero di Poletti
Damiano fa riferimento alla posizione del ministro Poletti, secondo cui “Occorrono alcuni approfondimenti sul tema delle pensioni prima dell’incontro del 27 settembre con i sindacati”. Damiano spiega: “Siamo convinti che questa scelta sia utile per definire nel miglior modo possibile i contenuti di una eventuale intesa, importante e delicata per i temi ad alta sensibilità sociale che contiene”.
Il Presidente della Commissione Lavoro alla Camera indica le priorità: “In particolare – prosegue – vogliamo evidenziare alcune criticità: la prima riguarda i cosiddetti lavoratori precoci, cioé coloro che hanno cominciato a lavorare in una età compresa tra i 14 e i 18 anni. Per questi lavoratori non possiamo immaginare una misura di sconto ‘simbolica’ (di un paio di mesi) rispetto all’attuale tetto dei 42 anni e 10 mesi di contributi”.
Ottava salvaguardia esodati
“La seconda criticità- spiega Damiano – riguarda gli esodati: riteniamo indispensabile che l’ottava salvaguardia sia quella definitiva, anche perché le risorse sono già state stanziate”. “Infine, mentre per le categorie maggiormente disagiate (disoccupati, addetti ai lavori usuranti e pesanti e invalidi) l’accesso all’anticipo pensionistico è a costo zero, per gli altri la penalizzazione può arrivare al 7% per ogni anno: un sacrificio difficilmente sostenibile che renderebbe la misura poco utilizzabile, come è capitato con il Trattamento di Fine Rapporto in busta paga”, sottolinea l’ex ministro del Lavoro.
L’Ape non punge
Se Governo e sindacati troveranno un accordo, l’APE già dal prossimo 1° gennaio 2017 potrebbe diventare realtà nel mondo delle pensioni. Ma le ultime notizie sulle pensioni riguardano anche l’urgenza di questioni come ricongiunzione, lavori usuranti, lavoro di cura, salvaguardia esodati, lavoratori precoci, impatto del contributivo sui giovani, investimenti dei fondi pensione nell’economia reale, rivalutazione della pensioni, separazione tra previdenza e assistenza, riforma dell’Inps.
Obiettivo finale
Il Governo fa quel che può, non abbastanza secondo molti, ma è evidente che i sindacati spingono affinchè si arrivi, come minimo, a zero penalizzazioni per gli ultra 63enni. O che si arrivi a 41 anni di contributi a prescindere dall’età anagrafica sufficienti per andare in pensione. Il tutto richiederebbe almeno 2,5 miliardi di euro di stanziamenti che al momento, obiettivamente, sembrano di difficile reperibilità.